Un po' di sana Alchimia
- Antoyoga
- 8 gen 2021
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 17 gen 2021
Affrontiamo quindi per la prima volta anche il concetto di « risveglio » dell’essere umano entrando nel vivo dei processi alchemici atti a trasmutare l’uomo in qualcosa di superiore.
Il segreto degli alchimisti consiste nel « ricordo di sé », la PRESENZA: cosi lo sforzo di restare presenti produce il « fuoco alchemico » Svegliarsi è difficile, ma può essere fatto. E’ impossibile svegliarsi senza dedicarsi totalmente alla propria evoluzione.
Prima del parlarti del ricordo di sé, voglio fare un breve cenno per capire di cosa stiamo parlando: il primo è l’addormentamento.
Ti è mai successo, mentre leggevi un libro, di renderti conto di non avere idea di cosa stavi leggendo e di dover tornare indietro anche di mezza pagina per riprendere il filo del discorso? Oppure svolgere un’azione pensando ad altro.
Può accadere anche per la strada: camminare, e perdersi nei propri pensieri, fino a rendersi conto di aver percorso tutto quel tratto di strada in modo “meccanico”, senza prestare attenzione a nulla
Se ti sei fatto una prima idea dell’addormentamento, immaginerai che il suo contrario è lo stato in cui siamo vigili e la nostra mente è attiva e connessa alle azioni che stiamo compiendo: la chiamiamo presenza.
Camminare per strada in modo presente significa essere attenti e consapevoli a tutto ciò che accade, presenti con tutti e cinque i sensi: con la vista attiva e pronta a cogliere tutti i particolari e le sfumature di ciò che osservo, mettendo la stessa attenzione nell’udito per percepire tutte i suoni e rumori che ascolto lungo il cammino e così via.
Quando ti dimentichi un oggetto…beh….significa che nel 99% dei casi non eri presente.
Immagina questa situazione: entri in un bar con un amico per prendere un caffè, appoggi il cellulare sul tavolo, inizi a chiacchierare con lui, ti immergi ed immedesimi nella conversazione…sei così preso da ciò che dici e che ti viene detto che non fai caso a nient’altro. Ad un certo punto vi alzate, vi recate a saldare il conto, “fate a gara” per stabilire chi riuscirà ad offrire il caffè all’altro e uscite dal bar.
E il cellulare rimane sul tavolo.
Dov’era la coscienza nel momento in cui lo appoggiavi? E nel momento in cui ti alzavi e lo lasciavi? Eri, appunto, nello stato di “addormentamento”, si chiama così perché è un po’ come quando sogni e non sai che stai sognando!
Molto semplicemente, eri distratto ed hai perso il cellulare. Succede vero?
Il ricordo di sé (che possiamo chiamare anche ricordo di se stessi) è, appunto, un esercizio per sviluppare lo stato in cui sei vigile, presente a te stesso, consapevole di ciò che fai e del perché lo fai. Ecco perché l’ho definito “esercizio di presenza”.
Quindi cos'è la Presenza , essere vigili oppure come ci invitava più volte Gesù nel Vangelo a vegliare: Significa che ti devi ricordare di esserci! Essere cosciente !

Essere presenti anziché “addormentati” e distratti mentre agiamo nel mondo.
Lo sforzo di ricordarci di noi stessi nell’arco della giornata ci permette di vedere come siamo fatti e in quale stato viviamo tutti i giorni; serve a farci comprendere che durante il giorno “dormiamo” e di conseguenza non siamo mai coscienti di noi. Viviamo dentro un'ipnosi senza vedere la realtà e senza possedere alcun potere di modificarla semplicemente perché dormiamo. Il “ricordo di noi stessi” ci permette di evitare di lasciar scorrere nell’inconsapevolezza la nostra esistenza quotidiana, portando alla luce anche le zone più nascoste di noi.Attraverso gli sforzi ripetuti sarà però possibile attivare il ‘centro emotivo superiore’ ( il Cuore ) e quindi entrare nel reale ricordo di sé… e questo è il nostro scopo.
Attraverso lo sforzo di ricordarci di noi tocchiamo con mano la totale assenza di Volontà che ci contraddistingue… ma non dobbiamo abbatterci a causa dei pessimi risultati. Il nostro lavoro consiste nello sforzarci ogni giorno di riuscire, non nell’ottenere un risultato, il risultato non interessa minimamente i nostri scopi.
Attraverso il persistente sforzo teso al ricordo di sé si produce una trasmutazione alchemica che consente di costruire i “corpi sottili” e di trasferire in essi la nostra coscienza. Tali corpi sopravvivono alla morte del nostro corpo fisico. Stiamo quindi parlando di sopravvivenza alla morte e successivamente di « immortalità assoluta ». Il nostro obiettivo consiste nel lavorare alla fabbricazione dei “corpi sottili”, e al trasferimento della coscienza dalla mente al Cuore, dove risiede il nostro vero Sé. Ciò si ottiene grazie ai ripetuti sforzi tesi verso il ricordo di sé, il controllo dell’immaginazione negativa, la trasmutazione delle emozioni negative in emozioni superiori (le emozioni del Cuore) e il lavoro con l’energia sessuale. Tuttavia è bene sottolineare che praticando tali metodi non ci stiamo limitando ad agire soltanto per il « corpo di gloria », poiché stiamo anche lavorando alla fissazione dei corpi “inferiori”: l’« astrale » (o emotivo) e il « mentale », che nell’uomo ordinario non sono interamente sviluppati:La fissazione completa di tali corpi consente di ottenere poteri sovranormali. Si tratta di ricordarsi di sé più a lungo che si può durante lo svolgimento di un’azione prolungata nel tempo. Un esercizio classico è il ricordo di sé mentre – laviamo i piatti; ma le varianti possono essere molte: – spazziamo il pavimento, – scendiamo le scale, – facciamo la doccia, oppure nel tragitto fra l’automobile parcheggiata e il posto di lavoro, o fra casa nostra e la fermata dell’autobus… Ogni attività che abbia una durata non eccessiva può essere utilizzata come esercizio. Si tratta di fermare il “dialogo interno” della mente, tutte le volte che ci ricordiamo, e sforzarci poi di rimanere presenti più a lungo possibile prima di ricadere nell’identificazione con i pensieri e le immagini mentali. Dobbiamo concentrarci su quello che stiamo facendo rimanendo coscienti di noi, senza vagare con il pensiero. Non dobbiamo lasciare che il corpo fisico esegua il lavoro da solo meccanicamente, dobbiamo accompagnare la sua attività con la nostra presenza qui-e-ora. Il corpo fisico sa lavare benissimo i piatti anche se intanto la mente pensa all’ultimo film che ha visto, ma lo scopo dell’esercizio è che TUTTO L’ESSERE lavi i piatti, non solo un corpo; dobbiamo rimanere pienamente coscienti di ciò che facciamo come se il corpo senza il nostro aiuto cosciente non potesse farlo. Mentre il corpo lava i piatti la mente deve essere lì con lui, e non vagare per associazioni di pensiero come è abituata a fare.Per esempio, ricordiamoci di noi mentre ci spogliamo e ci svegliamo. Che sia la mattina prima di andare al lavoro, la sera quando torniamo, poco prima di andare a letto nell’indossare il pigiama, … dobbiamo restare “presenti a noi stessi” All’inizio può essere utile ripetersi: “Mi sto infilando i pantaloni… e sono presente… mi sto ricordando di me… non sono distratto da altro…”.
Negli istanti in cui riusciamo a essere presenti sappiamo già che a breve ripiomberemo nel sonno. Ogni momento di presenza è una conquista. Mentre laviamo i piatti o ci spogliamo a tratti siamo presenti e a tratti ci identifichiamo con il contenuto della mente sognando a occhi aperti, immaginando situazioni e dialoghi assortiti… ma per ora siamo schiavi e non possiamo evitarlo, non abbiamo sufficiente Volontà per evitarlo, possiamo solo sforzarci di “tornare in noi” appena ce ne ricordiamo e prolungare questo stato di presenza finché ci è possibile. Noteremo presto che questi esercizi sono quindi un continuo andare e venire da uno stato di presenza a uno di assenza. Una continua lotta per rimanere desti. E' la lotta contro la meccanicità per provocare la « cottura alchemica » delle sostanze che vanno a formare i nostri “corpi sottili”.
Praticando la presenza ci si accorge che il ricordo di sé implica il verificarsi di un particolare fenomeno detto « attenzione divisa », cioè la capacità di prestare attenzione a ciò che si sta facendo e contemporaneamente a se stessi. L’attenzione prende così due direzioni: una verso l’esterno e una verso l’interno
Non facciamo esercizi per ottenere risultati, i risultati non contano nulla, il risveglio non è altro che un costante TENDERE VERSO il risveglio, pertanto il nostro obiettivo è restare S-Vegli sempre in uno stato di sforzo verso il risveglio, e non raggiungere il traguardo di ricordarci di noi, né un qualunque altro traguardo. La trasmutazione alchemica si produce a causa dello sforzo, non del risultato. Il lavoro alchemico è un salto nel vuoto, è l’accettazione della propria eternità
Comments